Nel 2025 la busta paga di milioni di italiani sarà un po’ più pesante. Dopo mesi di attesa, il Governo prepara una riforma fiscale con un nuovo taglio dell’Irpef, pensato per alleggerire la pressione sui redditi medi. A beneficiarne saranno soprattutto i lavoratori con stipendi compresi tra 28.000 e 50.000 euro annui, ma le novità non finiscono qui: un piccolo aumento arriverà anche grazie a due festività nazionali che cadranno di domenica, trasformandosi in una giornata lavorativa in più.
Il taglio dell’Irpef: chi riceverà l’aumento
Il cuore dell’intervento è un bonus automatico che si tradurrà direttamente in più soldi in busta paga. Il taglio riguarda il secondo scaglione Irpef, ovvero quello dei contribuenti che guadagnano tra 28.000 e 50.000 euro l’anno. L’aliquota passerà dal 35% al 33%, con un risparmio del 2% sull’imposta dovuta.
Il vantaggio cresce con il reddito:
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chi guadagna 40.000 euro l’anno risparmierà circa 240 euro;
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chi arriva a 50.000 euro vedrà un risparmio intorno ai 440 euro, poco più di 30 euro al mese.
L’idea alla base del provvedimento è chiara: sostenere il ceto medio, una fascia di popolazione che negli ultimi anni ha visto crescere le tasse e ridursi il potere d’acquisto. Il Governo punta a far entrare in vigore il taglio già con le prime buste paga del gennaio 2025, così da offrire un segnale concreto alle famiglie in vista dell’inverno e dell’aumento dei costi energetici.
Ma la vera sorpresa potrebbe arrivare da un’ulteriore modifica: è in valutazione l’ipotesi di alzare la soglia del secondo scaglione fino a 60.000 euro, ampliando così la platea dei beneficiari. Se la misura venisse confermata, chi percepisce 60.000 euro di reddito annuo potrebbe arrivare a risparmiare fino a 640 euro all’anno, cioè circa 50 euro in più al mese.
Festività non godute: un extra inatteso per i lavoratori
Accanto al taglio dell’Irpef, un piccolo ma significativo incremento arriverà anche dalle festività nazionali che cadranno di domenica nel 2026. Nello specifico, si tratta di Ognissanti (1° novembre) e della giornata di San Francesco (4 ottobre), che essendo festivi non goduti, porteranno a una retribuzione aggiuntiva per i lavoratori.
In pratica, chi percepisce uno stipendio mensile fisso vedrà riconosciuto in busta paga 1/26 della retribuzione per ciascuna festività che non potrà essere goduta come giorno di riposo. Per chi invece è pagato a ore, l’aumento corrisponderà a 1/6 dell’orario settimanale calcolato sulla normale paga oraria.
Si tratta di un incremento minimo ma certo, che per molti dipendenti si tradurrà in decine di euro aggiuntivi, un piccolo aiuto che si sommerà al beneficio del taglio dell’Irpef.
Quando arriveranno gli aumenti in busta paga
Il taglio dell’Irpef, una volta approvato in Legge di Bilancio, entrerà in vigore dal gennaio 2025. Non sarà necessario fare alcuna domanda: il beneficio verrà calcolato automaticamente in busta paga dal datore di lavoro o dal consulente fiscale.
Per le festività non godute, invece, l’effetto sarà visibile nelle buste paga del 2026, ma molti contratti collettivi nazionali prevedono che tali importi possano essere anticipati o compensati a fine anno.
Chi resta escluso
Non tutti, però, riceveranno l’aumento. Il taglio dell’Irpef non riguarderà chi guadagna meno di 28.000 euro l’anno, poiché questa fascia di reddito beneficia già del bonus da 100 euro introdotto negli anni scorsi. Esclusi anche i lavoratori autonomi e i professionisti, che continueranno a seguire regimi fiscali separati.
Un segnale positivo in tempi difficili
Tra inflazione, mutui più cari e bollette in salita, l’aumento in busta paga atteso nel 2025 rappresenta un piccolo ma importante passo verso un alleggerimento del carico fiscale. L’obiettivo è restituire fiducia e liquidità ai cittadini, sostenendo i consumi e il potere d’acquisto delle famiglie.
E mentre il Governo prepara la Legge di Bilancio definitiva, la prospettiva di un bonus Irpef con taglio al 33% e qualche euro in più per le festività non godute fa già respirare chi, ogni mese, guarda la propria busta paga con un misto di speranza e preoccupazione.